La piattaforma Paesaggi e Lingua - Roma si inserisce nel quadro teorico del Linguistic Landscape, un paradigma nato negli anni 90 per rispondere alla necessità di descrivere le nuove città plurilingui. Gli studiosi che lo hanno coniato, Landry e Bourhis, lo definiscono come: “the language of public road signs, advertising billboards, street names, place names, commercial shop signs, and public signs on government buildings combines to form the linguistic landscape of a given territory, region, or urban agglomeration”.
Nella società attuale l’aumento della mobilità ha contribuito a trasformare l’organizzazione spaziale delle relazioni sociali, culturali e linguistiche. Lo spazio urbano, al contempo riflesso e indice del cambiamento, diventa una scena comunicativa in cui si mantengono vecchie identità e se ne costruiscono di nuove. “La città è un luogo di discorsi: è costruita con la lingua e da questa è tenuta insieme” (Il linguaggio come semiotica sociale, Halliday 1983).
Roma è una città cosmopolita e superdiversa (Vertovec 2007), caratterizzata da un’alta concentrazione di comunità latinoamericane, molto attive negli affari e nelle associazioni etniche, e da una grande presenza di giovani immigrati di “seconda generazione” e di “hablantes de herencia” (heritage speakers) nelle scuole secondarie e nei corsi universitari.
Analizzare il paesaggio linguistico della capitale diventa dunque indispensabile e funzionale per comprendere i nuovi scenari: spazi multiculturali, percepiti, vissuti e agiti, che prendono forma continuamente attraverso pratiche performative di riterritorializzazione.
Per questo, l’obiettivo della presente ricerca è stato quello di raccogliere un congruo corpus di dati che potesse dare indicazioni sulla presenza, visibilità e attività della comunità latinoamericana nella capitale, comparabile con altri corpora simili. Il corpus è composto da 800 segni comunicativi (etichettati come unità, subunità e segno) raccolti tra il 2016 e il 2019.
A completare i dati “statici”, si aggiungono i dati “interazionali”: 80 interviste a esercenti e attori/produttori di tali segni comunicativi.